Si sono riunite stamane, in seduta congiunta, le commissioni 'Politiche sociali, culturali e formative' e 'Affari Istituzionali e Regolamenti': all'ordine del giorno, il piano distrettuale d'ambito sociale.
Convocati i commissari alle 10:30, la discussione è iniziata un'ora e venti minuti dopo per il ritardo dell'assessore Francesco Bignotti e per la discussione che si è animata sull'ordine dei lavori: il presidente della IV Commissione Fabrizio Taranta (NcS), infatti, ha spiegato che la seduta comune è stata decisa "nell'ottica di una razionalizzazione dei costi; buona parte dei componenti le commissioni sono comuni e, dunque, chi fa parte di entrambi i consessi percepirà un solo gettone, non due".
Parole che hanno fatto balzare sulle sedie i consiglieri d'opposizione: "in quale capitolo del regolamento è prevista la possibilità della seduta comune con pagamento di un solo gettone?", si è chiesto Angelo Mancini; "si tratta di un proclama da Facebook", ha aggiunto Giustino Masciocco. In effetti, essendo stato svolto un doppio appello, ed essendo stati redatti due verbali, uno per commissione, i consiglieri intascheranno, comunque, il doppio gettone: "Altro che populismi: si faccia artefice di una modifica del regolamento, piuttosto" l'invito di Masciocco al presidente Taranta. Che ha sottolineato, comunque, come ci sia un risparmio almeno per i certificati di lavoro dei consiglieri.
Sta di fatto che il documento è stato approvato e, martedì, verrà discusso in Consiglio comunale; d'altra parte, non c'era tempo per eventuali modifiche, considerato che il piano va votato entro la fine del mese, pena la perdita di circa 850mila euro di finanziamento regionale. E arriverà il via libera anche in Consiglio: il provvedimento, infatti, è stato redatto dalla passata amministrazione, istruito dall'allora assessora Emanuela Di Giovambattista e votato dalla Giunta l'8 giugno scorso; dunque, le forze d'opposizione del centrosinistra non potranno che votarlo e, così, le forze di maggioranza essendo il documento, comunque, a firma dell'assessore in carica. Bignotti ha chiarito che non c'era modo di modificarlo: "il lavoro svolto dalla passata amministrazione per istruire il piano è stato lungo e complesso, frutto di un lavoro d'ampia concertazione con il terzo settore e la Asl. Nonostante ciò, abbiamo provato a raddrizzare la barra per dare risposte ad alcuni settori del sociale un poco dimenticati". Le famiglie, in particolare: "si tratta della prima cellula della società - ha spiegato Bignotti - e, dunque, dobbiamo avere una particolare attenzione verso le famiglie aquilane. E poi, "la quasi totalità delle azioni prevedono il semplice recepimento di direttive degli Enti sovraordinari, la Regione e il Governo".
"Non potevamo certo entrare a gamba tesa smantellando il piano", ha aggiunto il consigliere Roberto Santangelo (L'Aquila futura); "non c'era tempo, e non sarebbe stato corretto ribaltare il lavoro fatto dagli uffici".
"L'arroganza non paga, serve un poco di modestia", la replica del consigliere Masciocco. Che ha inteso rispondere, seppure indirettamente, alla nota stampa firmata, qualche ora prima, dallo stesso Santangelo e da Luca Rocci [leggi qui]. "Non è vero che il provvedimento sia stato approvato dalla passata amministrazione a consiglio comunale ormai sciolto rendendolo, di fatto, irricevibile. Vorrei ricordare ai consiglieri che l'assise resta in carica fino alla proclamazione dei nuovi eletti. Come scrivete nel deliberato, sono stati gli uffici a fermare l'iter d'approvazione, per cortesia istituzionale verso l'amministrazione entrante. E comunque, dall'inizio di luglio avreste avuto 60 giorni per apportare eventuali modifiche: invece, l'assessore Bignotti ha convocato il tavolo soltanto il 13 settembre scorso e l'unica modifica introdotta è l'aumento dei fondi per servizi alle famiglie, già previsti, da 39mila a 79mila euro. Rispetto ad un piano da 6 milioni e mezzo di euro, si tratta di un intervento assai poco rilevante. Significa che avete valutato positivamente il lavoro svolto dall'assessora Di Giovambattista: non vergognatevi di dirlo. Non è necessario ricordare ad ogni costo che avete vinto le elezioni: lo sappiamo, ora però dovete governare".
Di seguito, l'approfondimento sul piano distrettuale d'ambito sociale così come è stato presentato dall'allora assessora Emanuela Di Giovambattista, nel giugno scorso. Come detto, si tratta di un provvedimento da 6 milioni e mezzo di euro: 2 milioni e 237 mila riferibili al 2017 per le così dette 'azioni indirette' (poco meno è stanziato per il 2018), e 4 milioni e 345 mila per le 'azioni dirette' (poco di più per il 2018) di cui il 55% a carico del Comune dell'Aquila; l'Ente compartecipa complessivamente per 2 milioni e 400 mila euro (il 37% del piano). Gli altri fondi vengono da Regione e Governo centrale.
Di Giovambattista: "Piano passato da una lunga fase di concertazione con gli attori del sociale"
La costruzione del piano – ha spiegato Emanuela Di Giovambattista – “non è passata soltanto dall’amministrazione attiva, ma da una lunga fase di concertazione con gli attori del sociale: alla plenaria, hanno partecipato 75 associazioni, oltre 80 operatori, che hanno formalizzato circa 100 proposte”; un piano condiviso, insomma, e “diverso rispetto al passato: innanzitutto, la Regione – su nostra sollecitazione – ha finalmente riconosciuto che una parte sostanziosa del Fondo nazionale per le Politiche sociali fosse riconosciuta a L’Aquila e ai comuni del cratere, per le criticità che stiamo affrontando nel post terremoto. Assicurate le risorse, abbiamo individuato alcune direttrici strategiche d’intervento, fermo restando il Piano sociale regionale pone paletti rigidi che ci hanno obbligato a mettere in campo determinate azioni. Stante le disposizioni regionali, però, siamo riusciti a mettere in campo un Piano che, siamo sicuri, garantirà un salto di qualità nell’offerta dei servizi, nella direzione della promozione del benessere e della qualità della vita dei cittadini”.
L’asse più importante è dedicato all’integrazione socio-sanitaria: “ce lo ha chiesto la Regione – ha sottolineato Di Giovambattista - ma sentivamo anche noi l'esigenza di farlo: fino ad oggi, Asl e Comune non si erano mai seduti intorno al tavolo per discuterne, si procedeva, piuttosto, con protocolli d’intesa tra Comune e singoli dipartimenti. Stavolta, siamo riusciti a mettere in campo una serie di servizi e interventi normati da una convenzione che riguarderà la riorganizzazione generale dei servizi socio sanitari”. Il primo passo – ha spiegato l’assessora – “è l’ampliamento dell’accesso dei cittadini ai servizi: in questo senso, il Piano prevede il rilancio del punto unico d’accesso, la ‘porta’ attraverso cui i cittadini potranno confrontarsi con i sistemi socio sanitari: il Comune metterà a disposizione del personale e lavorerà al miglioramento della comunicazione istituzionale, con una carta dei servizi integrata semplice e fruibile”. Poi, “consolideremo le attività dell’unità di valutazione multidimensionale, che predispone interventi su malattie croniche invalidanti e autosufficienze, con un ampliamento dei servizi a disposizione dei cittadini, e penso all’assistenza domiciliare, attualmente riservata ai non autosufficienti cronici: crediamo, inoltre, che sarà possibile dedicare alcuni servizi anche ai cittadini che dovessero trovarsi temporaneamente in una condizione invalidante”. Dunque, c’è l’area riferita alla disabilità: “abbiamo fatto un lavoro importante, condiviso con le associazioni oltre che con la Asl – ha rivendicato Di Giovambattista – con lo scopo di ampliare i servizi semiresidenziali e residenziali. Andremo a lavorare su due linee di intervento: la strutturazione di centri diurni di tipo socio assistenziale, aperti a disabili con maggiori capacità residuali, finanziati col Piano Sociale d’ambito oltre che con risorse destinate dall’amministrazione, così da garantire una programmazione pluriennale, e programmeremo l’apertura di un centro diurno socio sanitario, per disabili gravi ed anziani”.
Il piano prevede anche misure per la residenzialità, “con case famiglie socio assistenziali (per un massimo di 5 persone ad appartamento) e case famiglie socio sanitarie. Di qui, il nucleo sperimentale del ‘Dopo di Noi’ nella ex palestra di via Antinori, “per disabilità sensitive e motorie: sono previste 6 residenze, per 1 o 2 persone ciascuna, con una elevatissima tecnologia sfruttando le opportunità fornite dai sottoservizi. Inoltre, ci saranno anche strutture destinate all’accompagnamento del percorso di ‘sganciamento’ del disabile dalla famiglia”.
Altro asse importante è l’area che attiene alla salute mentale, “attraverso percorsi di inclusione sociale e vita in autonomia”. Di Giovambattista ha spiegato che si sta lavorando anche a “gruppi di appartamento psichiatrico, con compartecipazione pubblica alle spese di convivenza e percorsi a sostegno dell’inclusione, anche occupazionale, con servizi innovativi quali le visite di conforto e linee telefoniche d’ascolto”. C’è poi l’area delle dipendenze: “il piano prevede l’istituzione di una unità operativa inter-professionale, di concerto con Sert e Dipartimento di Salute mentale, per la promozione di stili di vita sani, in grado di prevenire dipendenze e devianze minorili e adolescenziali. Non solo. Verranno implementati percorsi di sostegno alle persone che usciranno dai circuiti riabilitativi comunitari”.
Attenzione rinnovata anche ai minori: “siamo l’unica città, al momento, che ha un protocollo d’intesa con Asl e Tribunale dei Minori; dobbiamo provare a mettere in campo una operazione di de-istituzionalizzazione dei servizi”, ha chiarito Di Giovambattista. Al momento, al manifestarsi dell’esigenza di allontanamento del minore dal nucleo familiare, e molti casi riguardano famiglie italiane, non c’è altra scelta che l’ospitalità in casa famiglia; “ogni minore, però, dovrebbe avere la possibilità di vivere una vita il più possibile normale: per questo, vogliamo sperimentare l’istituto delle famiglie professionali, famiglie che decidono di intraprendere un percorso d’affidamento per un periodo stabilito, facendo anche da tramite con la famiglia d’origine. E’ un percorso di grande civiltà, e generosità. Proveremo a garantirlo anche ai minori stranieri”, la promessa di Di Giovambattista, “affidandoci alle famiglie monoculturali, e cioè affidando i minori a nuclei che provengano dalla stessa comunità”.
Interventi molto corposi, ed è solo la parte di piano che attiene all’integrazione socio sanitaria. “Altre questioni attengono a servizi di prossimità pubblico-privati, a sportelli territoriali per la povertà già in campo, ad interventi sul dopo scuola, a piani straordinari e ordinari per la domiciliarità. Inoltre, col terzo settore potremmo proporre azioni di promozione sociale nelle aree più periferiche utilizzando anche unità di strada, sentinelle che avranno la possibilità di monitorare il territorio”.
Ultimo capitolo è destinato ai percorsi di collaborazione con le istituzioni scolastiche “per promuovere azioni a sostegno dei minori con disabilità e dei piccoli di origine straniera che, troppo spesso, vivono difficoltà d’inserimento”. Senza dimenticare gli anziani, “con l’aumento dello stanziamento per l’assistenza domiciliare e, per quanto possibile, il coordinamento di azioni volte all’invecchiamento attivo”.